martedì 8 dicembre 2015

PETROLIO

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2 dicembre 2015                                                              1° Comunicato stampa  

 Legambiente Basilicata sul blitz dell'Antimafia al Centro Oli di Viggiano

É evidente la mancanza di un sistema di controllo pubblico e trasparente sulle attività petrolifere in Val d’Agri e sulla gestione dei rifiuti speciali

Abbiamo appreso dalla stampa della notizia del blitz dell’antimafia in Val d’Agri che ha, ancora una volta, posto sotto i riflettori la gestione dei rifiuti speciali provenienti dalle attività del COVA di Viggiano.  Fiduciosi nell’operato della magistratura che speriamo porti al più presto all’individuazione precisa delle eventuali responsabilità, non possiamo esimerci dall’esprimere la nostra posizione al di là della vicenda giudiziaria.

L'ipotesi di traffico illecito di rifiuti connesso ad un settore “sensibile” come quello dello smaltimento delle acque provenienti dalle lavorazioni petrolifere, delinea uno scenario particolarmente preoccupante per la salute dei cittadini e la salubrità dell’ambiente, gettando ancora una volta ombre sull’operato dell’ENI in Val d’Agri, di Tecnoparco in Val Basento e di un sistema pubblico ormai chiaramente incapace di svolgere un autorevole servizio di monitoraggio ambientale. L’inchiesta in corso apre inoltre uno squarcio su tutta la partita della gestione dei rifiuti speciali in Basilicata.

Già dal 2011 infatti con l’elaborazione del dossier Rifiuti Speciali, l’associazione ha denunciato anomalie e stranezze nella gestione dei rifiuti speciali in Basilicata, con un sistema che non appare “governato” dall’interesse pubblico ma piuttosto dall’interesse delle imprese private. Un settore nel quale si hanno difficoltà a reperire dati certi sui flussi, le quantità, le tipologie, gli impianti ed i siti di destinazione: informazioni che sfuggono per incapacità o collusione, a chi è chiamato ad autorizzare, vigilare e controllare. In un contesto così nebuloso, si continuano inoltre ad importare in Basilicata rifiuti speciali, per essere trattati e smaltiti impianti lucani. Sempre dal nostro rapporto Rifiuti Speciali emergeva inoltre che nel solo anno 2006, preso in considerazione, erano spariti dalla contabilità ufficiale ben 140 mila tonnellate: che fine hanno fatto e perché sono spariti nel nulla? Questa domanda meritava allora una risposta, nell’interesse di tutti i lucani. Risposta che non è mai arrivata. Una risposta ancor più urgente alla luce dell’inchiesta che oggi commentiamo.

Le fiammate quotidiane, i valori delle emissioni costantemente in over, dati sul monitoraggio ambientale cronicamente e volutamente carenti e confusi, rendono ormai inaccettabile questa situazione in cui l’attività dell’ENI, sempre pronto a continue e poco credibili rassicurazioni, continua ad essere avvolta da un alone di mistero.   


Il petrolio inquina e offusca non solo l’ambiente, ma anche le menti e le coscienze di tanti: è ora di cambiare rotta, per i cittadini di una Basilicata che chiede sempre con più forza trasparenza e sostenibilità. 
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5 dicembre 2015                                                                     2° comunicato stampa

Incidente al Centro Oli di Viggiano
Una coltre nera avvolge la valle
Legambiente Basilicata: “Ci avete rotto i polmoni! Ridicole le rassicurazioni dell’ENI
Senza sicurezza bloccare la produzione”
Ci avete rotto i polmoni! E’ questo il commento di Legambiente Basilicata, riprendendo lo slogan della storica campagna Mal’aria, all’ennesimo incidente accaduto nella ultime settimane al COVA di Viggiano. Una coltre nera e un forte odore di zolfo avvolgono infatti da qualche giorno la Val d’Agri, causando a ragion veduta paura e sconcerto tra i cittadini.
Ridicole le solite rassicurazioni dell’ENI sull’episodio che dimostrano come la compagnia pensi ormai di trovarsi in un regime di totale extraterritorialità, mentendo continuamente nell’affermare che “va tutto bene” e operando senza alcun rispetto per la popolazione e il territorio che le dà ricchezza.
L’incidente dimostra ancora una volta quanto la filiera del petrolio (estrazioni, trattamento e trasporto) nonostante le promesse di ENI di impiego delle migliori tecnologie possibili, non può essere a rischio zero.
Lo stillicidio di incidenti, anomalie e malfunzionamenti che si susseguono da anni sono la prova che c’è più di qualcosa che non va nell’impianto e che non possiamo aspettare un incidente grave per porvi seriamente rimedio.
In questa situazione di costante minaccia alla salute dei cittadini e alla salubrità dell’ambiente, non ci può essere altro rimedio che un blocco immediato della produzione finché non saranno ristabilite le condizioni minime di sicurezza, accertate le cause dell’incidente e verificati gli effetti sulle matrici ambientali.
L’episodio conferma inoltre la necessità di disporre di un autonomo e credibile sistema di controllo e verifica delle attività ENI, che mostra ancora una volta tutti i suoi limiti e le sue carenze.
La Val d’Agri è ormai al bivio e la strada da percorrere non è più quella buia e nebulosa del fossile.