martedì 28 ottobre 2014

PETROLIO







Petrolio, iniziativa 27 ottobre Sala Inguscio

Comunicato stampa                                          Bari, Pescara e Potenza 27 ottobre 2014

Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia e Sblocca Italia

IL  PAESE REALE NON CI STA, VIA L’ART. 38 DELLO SBLOCCA ITALIA

“COSI’ SI SVENDE IL PAESE AI SIGNORI DEL PETROLIO”


Iniziative oggi a Pescara, Bari e Potenza coinvolte Regioni, Comuni e parlamentari locali

Il Decreto Sblocca Italia, seppur corretto su aspetti secondari alla Camera, dà  carta bianca agli appetiti dei petrolieri, di un’Italia trasformata in colonia per le trivelle. Ma Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia - dopo il voto di fiducia del 23 ottobre a Montecitorio e in attesa del voto finale del 30 -  rilanciano la loro iniziativa apprestandosi a chiedere al Senato l’abrogazione dell’art. 38 del decreto 133/2014, appellandosi alle Regioni perché lo impugnino davanti alla Corte Costituzionale e amplificando la mobilitazione esistente sul territorio,  che si oppone alla forzatura dirigistica per le valutazioni ambientali e per il rilascio di concessione uniche per la ricerca e la coltivazione di idrocarburi voluta dalMinistero dello Sviluppo Economico. Al programma di iniziative promosse degli ambientalisti aderiscono sindaci, rappresentanti delle giunte e dei consigli regionali, parlamentari locali, rappresentanti delle Camere di Commercio che, dopo aver garantito la propria presenza  a bordo della Rainbow Warrior ai due incontri siciliani di Licata (il 12 ottobre) e di Siracusa (il 17), intervengono oggi lunedì 27 ottobre alle iniziative pubbliche convocate dagli ambientalisti nella Sala dei Marmi della Provincia a Pescara in Abruzzo (a partire dalle ore 10.00), nella sala del Consiglio regionale a Bari (a partire dalle ore 12.00), nella sala Inguscio della Regione Basilicata a Potenza (dalle 16.00). Hanno accolto l’invito a partecipare all’iniziativa lucana soltanto il presidente del consiglio regionale Piero Lacorazza, il senatore Petrocelli, l’onorevole Folino e il consigliere regionale Gianni Rosa.
In tutte le regioni interessate dalla mobilitazione di questi giorni (come anche nella Sardegna Nord Occidentale e nel Canale di Sicilia) sono l’ENI e le compagnie straniere - come la Northern Petroleum, la Petroceltic, la Global Petroleum, la Spectrum geo limited, la Geo Service Asia Pacific -  a farla da padrone a mare, mentre a terra il dominio del’ENI è incontrastato nel nostro Paese, grazie a royalties che sono in Italia da 2 a 8 volte più basse che nel resto del mondo e a canoni di concessione ridicoli. Condizioni di favore per i petrolieri che consentono di mettere a rischio in Puglia zone costiere protette comeTorre Guaceto o aree marine protette come le Tremiti; di porre sotto la servitù petrolifera su ¾ del territorio della Basilicata e di tenere in ostaggio il parco nazionale dell’Appennino lucano Val D’Agri,  e di minacciare l’istituendo parco nazionale della Costa Teatina, con lo scellerato progetto della piattaforma e nave di stoccaggio galleggiante di Ombrina Mare.
 E’ quindi la  Basilicata a subire i maggiori impatti delle attività petrolifere a terra, dove dalle 3 concessioni petrolifere attive (aGorgoglione, a Serra Pizzuta e in particolare, in Val d’Agri) proviene oltre il 70% del petrolio estratto in Italia. Le aree in concessione per l’estrazione di petrolio a terra occupano una superficie di circa mille chilometri quadrati, ma l’area ipotecata alle attività petrolifere potrebbe aumentare nei prossimi anni, se andassero in porto tutte le richieste, arrivando a coprire 2800 kmq circa. A preoccupare ci sono anche i 29.200 kmq dei mari italiani messi sotto scacco dalle compagnie petrolifere. Il Mar Adriatico ha 11.944 kmq interessati da 2 istanze di concessione, 17 istanze di ricerca e 7 permessi già rilasciati per l’esplorazione dei fondali marini. Il Mar Ionio vede 10.311 kmq per 16 richieste di ricerca, 1 di coltivazione e 1 permesso di ricerca già attivo. Il Canale di Sicilia ha infine 6.954 kmq interessati da 3 richieste di concessione, 10 istanze di ricerca e 5 permessi di ricerca già rilasciati.
Il calcolo costi-benefici dell’impatto economico, sociale e ambientale dell’operazione caldeggiata irresponsabilmente dal Ministero dello Sviluppo Economico è assolutamente perdente per il Paese, quando si pensi che l’inquinamento sistematico e il rischio di incidente mettono a rischio aree di pregio naturalistico e paesaggistico, dove si svolgono fiorenti attività economiche legate ai settori delle pesca e del turismo per cercare di estrarre petrolio di bassa qualità che potrebbe coprire, valutate le riserve certe a terra e a mare, il fabbisogno nazionale per appena 13 mesi.
Ed è proprio sul lato dei costi per la comunità nazionale che i conti continuano a non tornare, sottolineano gli ambientalisti, che comunque valutano come la mobilitazione di queste due settimane abbia  indotto la Commissione Ambiente della Camera dei deputati a introdurre prime, timide correzioni, a conferma della fondatezza delle tesi sostenute dagli ambientalisti. La Commissione ha corretto il testo dell’art. 38 del decreto Sblocca Italia presentato dal Governo riconoscendo, almeno: a) la necessità di fare un piano delle aree in cui consentire le attività di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi; b) ricorrere alla procedura Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) ordinaria, derivante dal Codice Ambiente, più garantista per cittadini e enti locali, nel valutare progetti e interventi di quella derivante dal Codice Appalti; c) verificare, prima di rilasciare le autorizzazioni, che gli operatori dimostrino, con idonee fideiussioni bancarie e assicurative, la propria capacità tecnica e finanziaria   per far fronte alle operazioni di recupero ambientale
Ma queste prime limitate modifiche introdotte alla Camera non cambiano la portata negativa  delle disposizioni dell’attuale dell’art. 38 del decreto legge n. 133/2014 che il Senato dovrà correggere. Disposizioni che, ricordanoGreenpeace Italia, Legambiente e WWF: 1) consentono di applicare le procedure semplificate e accelerate sulle infrastrutture strategiche ad una intera categoria di interventi, senza che vengano individuate le priorità e senza che venga chiarito se il “piano delle aree”, come previsto dalle leggi vigenti, si applichi la Valutazione Ambientale Strategica; 2) trasferiscono d’autorità nel marzo 2015 le procedure di VIA sulle attività a terra dalle Regioni al Ministero dell’Ambiente; 3) compiono una forzatura rispetto alle competenze concorrenti tra Stato e Regioni, cui al vigente Titolo V della Costituzione, non prevedendo che sono necessarie “intese forti” con le Regioni; 4)  prevedono una concessione unica per ricerca e coltivazione, in contrasto con la distinzione comunitaria tra le autorizzazioni per prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi; 5) trasformano forzosamente gli studi del Ministero dell’Ambiente sul rischio subsidenza in Alto Adriatico, derivante dalle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, in “progetti sperimentali di coltivazione”; 6) costituiscono una distorsione rispetto alla tutela estesa dell’ambiente e della biodiversità, rispetto a quanto disposto dalla Direttiva Offshore 2013/30/UE e dalla nuova Direttiva 2014/52/UE sulla Valutazione di Impatto Ambientale.

lunedì 13 ottobre 2014

Concorso LEGAMBIENTE scuola

Accendiamo l'idea!

Concorso nazionale

Ecolamp
Accendiamo l'Idea! E' il concorso pensato da Legambiente e Ecolamp.
Il concorso ha l'intento di stimolare la creatività e l'ingeno degli studenti, dando loro l'opportunità di riflettere ed essere più consapevoli dell'importanza della raccolta e lo smaltimento corretto delle lampadine a risparmio energetico.
La partecipazione al concorso è riservata a tutte le scuole di ogni ordine e grado ed è gratuita.
Scarica il regolamento.

domenica 12 ottobre 2014

SBLOCCA ITALIA

 “Deroghe, eccezioni e commissariamenti. Così il decreto che avrebbe dovuto sbloccare il Paese aumenta caos e sprechi, allungando i tempi a scapito di trasparenza ed efficacia”
 Legambiente presenta #sbloccafuturo (www.legambiente.it/sblocca-futuro)
Le osservazioni e la mobilitazione dell’associazione contro il decreto Sblocca Italia
 Iniziative tra il 17 e il 30 ottobre in tutte le regioni interessate, anche in Basilicata

Avrebbe dovuto “sbloccare l’Italia”, incidendo strategicamente nel quotidiano dei cittadini e degli attori della pubblica amministrazione, mediante un effettivo snellimento delle procedure e una reale delegificazione. Nella realtà, invece, il decreto Sblocca Italia introduce solo innumerevoli deroghe ed eccezioni, la cui applicabilità dovrà essere volta per volta valutata con lunghe analisi, determinando un ennesimo stato di confusione e un allungamento dei tempi. Ricorre poi a piene mani allo strumento del commissariamento, dimenticando le passate disastrose esperienze di gestione commissariali in tema di gestione dei rifiuti, depurazione, fognature, bonifiche, rischio idrogeologico, che, oltre a non aver risolto le decennali emergenze, sono state esse stesse causa di sprechi, di blocco delle procedure, d’inchieste a scapito della trasparenza e della legalità.
Si tratta di un provvedimento che racchiude una visione vecchia, che non coglie le sfide del 21° secolo e sbaglia la scelta delle priorità senza individuare criteri di utilità effettiva per il territorio e i cittadini – dichiara il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Il DL Sblocca Italia avrebbe potuto essere un vero “Sblocca Futuro”, se gli interventi normativi, le semplificazioni, gli standard di prestazione di efficienza avessero risposto a un chiaro disegno di trasformazione del paese nella direzione dello sviluppo di un’economia circolare e low carbon. Al contrario, Renzi insiste con l’idea di sviluppare le trivellazioni nel Mediterraneo e non solo. L’impianto del provvedimento è quello di ridimensionare, se non esautorare del tutto, gli enti locali, accentrando le decisioni sulle scelte più importanti, dai piani energetici, alle bonifiche, alle trivellazioni, escludendo ad esempio le Regioni dalle procedure di VIA. Un rischio grave che, nel complesso, le Regioni stanno sottovalutando. Sblocca Italia è quindi una grande occasione persa, alla quale però vogliamo rispondere con nuove e più efficaci proposte e mobilitazioni di piazza”.
Legambiente infatti, dopo il dossier “Sbloccafuturo” pubblicato a giugno, sull’Italia delle opere incompiute e i 101 cantieri fermi da anni che gravano pesantemente sull'economia e la vivibilità del Paese, lancia oggi l’omonima campagna che vedrà l’associazione impegnata in tante occasioni, spesso insieme ad altre associazioni ambientaliste e comitati, per contrastare il provvedimento partorito dal Premier Renzi.

I punti chiave sui quali intervenire da subito per Legambiente sono:
Mobilità. Aree urbane, mobilità sostenibile, trasporto ferroviario e intermodale. Sono queste le priorità di cui l'Italia avrebbe bisogno per aiutare le città a uscire dalla morsa di traffico e inquinamento, per dare una alternativa a milioni di pendolari, per togliere tir dalle strade e ridurre gli incidenti stradali. Lo Sblocca Italia propone una via completamente diversa: quasi il 50% delle risorse stanziate va a strade e autostrade e grandi opere; rinvia le gare per le concessioni autostradali, consente di continuare una gestione senza controlli, vantaggiosa solo per i privati; nessun investimento viene fatto nella manutenzione delle strade. Legambiente chiede di spostare su tram, metropolitane, trasporto ferroviario e collegamenti con i porti le priorità e di rivedere le regole per la gestione delle autostrade
 Riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. L'uscita dalla drammatica crisi del settore edilizio è possibile puntando su una riqualificazione energetica e antisismica diffusa, che permetterebbe alle famiglie di ridurre le bollette e migliorare la qualità della vita. È  questo tipo di interventi che andrebbe semplificato, reso più semplice e conveniente, attraverso una cornice di regole chiara per tutti gli interventi. Al contrario, Sblocca Italia sceglie la strada delle deroghe e della deregulation per alcuni interventi edilizi e per i cambi di destinazione d'uso, e addirittura la trattativa privata per gli interventi sul patrimonio edilizio scolastico.
 Inceneritori. Lo sblocca inceneritori è inutile oltre che dannoso. Il successo della raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio di questi anni ha sostenuto sempre di più la filiera industriale del recupero delle materie prime seconde, uno dei pilastri della nostra green economy, e ha notevolmente ridimensionato il bisogno del recupero energetico da combustione di rifiuti urbani non altrimenti riciclabili. Il quadro impiantistico sull’incenerimento in Italia è saturo. In questo scenario non ha più senso costruire nuovi impianti di incenerimento/gassificazione per rifiuti mentre è fondamentale procedere alla realizzazione di impianti di digestione anaerobica per l’organico da raccolta differenziata e per altri rifiuti biodegradabili compatibili (fanghi di depurazione, residui agroindustriali, etc.), ancora poco presenti soprattutto nelle regioni centro meridionali.
Bonifiche. Il decreto Sblocca Italia sulle bonifiche rischia di alimentare ulteriormente la confusione in un settore che fino ad oggi non ha raggiunto risultati soddisfacenti. Abbiamo 100mila ettari di territorio avvelenato da rifiuti industriali di ogni tipo; 49 siti di interesse nazionale da bonificare; bonifiche completate praticamente assenti; il ministero dell’ambiente che arranca nel gestire decine di conferenze dei servizi mentre i responsabili dell’inquinamento ne approfittano per spalmare su più anni gli investimenti sulle bonifiche; numerose inchieste della magistratura sulle false bonifiche e sui traffici illegali dei rifiuti derivanti dalle attività di risanamento. Le soluzioni al problema inserite in quest’ultimo decreto sono sbagliate e controproducenti grazie a nuove definizioni di siti nazionali da commissariare, prevedendo anche varianti in corso d’opera negli interventi di bonifica, con conseguente dilatazione dei costi delle opere pubbliche.
 Risorse idriche e rischio idrogeologico. L’articolo 7 affronta il tema del rischio idrogeologico. Ancora una volta però si è persa l’occasione di mettere in campo una strategia generale di governo del territorio e dei fiumi e un’efficace politica di adattamento ai cambiamenti climatici per la mitigazione del rischio da frane e alluvioni. Occorre invertire la tendenza degli ultimi anni, in cui si è speso circa 800 mila euro al giorno per riparare i danni e meno di un terzo di questa cifra per prevenirli, e far partire un programma nazionale di manutenzione e prevenzione uscendo dalla logica dei Commissari straordinari e garantendo la partecipazione dei territori per la costruzione di una concreta politica di mitigazione.
Petrolio. Il miraggio di un Texas nostrano convince il Governo Renzi a considerare strategiche tutte le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, diminuendo l’efficacia delle valutazioni ambientali, emarginando le Regioni e piegando le norme che avevano dichiarato dal 2002 off limits l’Alto Adriatico, per il rischio di subsidenza. WWF, Legambiente e Greenpeace chiedono ai membri della Commissione Ambiente della Camera dei deputati di decidere per l’abrogazione dell’art. 38 del decreto legge Sblocca Italia n. 133/2014. La Basilicata è interessata da 18 istanze di permessi di ricerca, 11 permessi di ricerca e 20 concessioni di coltivazione di idrocarburi per circa i 3/4 del territorio. Nel mare, le aree richieste o già interessate dalle attività di ricerca di petrolio si estendono per circa 29.209,6 kmq, 5000 kmq in più rispetto allo scorso anno. Attività che vanno a mettere a rischio il bacino del Mediterraneo dove si concentra più del 25% di tutto il traffico petrolifero marittimo mondiale con un inquinamento da idrocarburi che non ha paragoni al mondo.

La mobilitazione
Il petrolio sarà il tema centrale della conferenza che Greenpeace, Legambiente e WWF organizzeranno il 15 ottobre a Roma presso la sala stampa della Camera dei Deputati e alla quale parteciperà anche il Movimento No trivelle. Iniziative sul tema saranno rilanciate tra il 17 e il 30 ottobre anche nei territori a rischio trivelle come Siracusa, Potenza, Pescara e Bari.
Non mancheranno sit-in in tutta Italia a partire dall’appuntamento romano del 15 e 16 ottobre, a Piazza Montecitorio per due giorni di presidio con comitati e cittadini per ricordare che le vere risorse strategiche dell’Italia sono il nostro sistema agro-ambientale, il turismo, le rinnovabili diffuse, le filiere del riciclo e del riutilizzo. Al momento hanno aderito al presidio oltre 50 sigle locali e nazionali come No trivelle, Forum Acqua e Forum Salviamo il Paesaggio.

L’ufficio stampa: 06.86268376 – 53
 La mappa delle opere incompiute e i 101 cantieri fermi da anni

domenica 5 ottobre 2014

Concorso "Prevenzione Rifiuti"

Prevenzione rifiuti, aperte le iscrizioni per partecipare al Premio nazionale

Un premio per individuare e diffondere le buone pratiche nazionali per la prevenzione dei rifiuti. Scadenza il 20 ottobre
Il Premio nazionale per la prevenzione dei rifiuti, promosso per il secondo anno consecutivo da Legambiente e Federambiente, nasce con l'obiettivo di individuare, promuovere e diffondere le buone pratiche nazionali per la prevenzione dei rifiuti.
La prima regola per una gestione sostenibile dei rifiuti, come prevedono le norme comunitarie e nazionali, è ridurne la produzione. La sfida è riuscire a coniugare la crescita produttiva con un minor consumo di materia ed energia. Il Premio intende valorizzare le esperienze più rilevanti e innovative che già accompagnano la produzione, distribuzione e consumo dei beni perchè possano diventare una regola e stimolare un’ampia riflessione sul tema che accompagni il percorso d’implementazione del Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti approvato lo scorso anno.
Il concorso è rivolto ad amministrazioni ed enti pubblici e privati, imprese, istituti scolastici e operatori del terzo settore (associazioni, cooperative, Onlus) che abbiano realizzato sul territorio nazionale iniziative di prevenzione dei rifiuti attualmente ancora in corso, o concluse non prima del 1° gennaio 2014.
La partecipazione al premio è gratuita.
Per presentare le candidature c’è tempo fino al 20 ottobre 2014.
scheda di partecipazione [clicca qui]

La segreteria organizzativa (tecnico@federambiente.it, tel. 0695944111) è a disposizione per ulteriori informazioni.