Mal'aria a Taranto? I fatti di Legambiente e le chiacchiere su notizie inesistenti
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Con la pubblicazione del dossier Mal'aria 2015, Legambiente ha denunciato a livello nazionale ancora una volta, come fatto puntualmente negli ultimi 25 anni, il problema ancora irrisolto dell'inquinamento atmosferico in Italia. Un tema di cui le cronache parlano poco e su cui si è in grande ritardo con gli interventi e le misure volte alla sua soluzione. Ma piuttosto che discutere di questo, di ragionare e spingere per mettere in pratica le soluzioni da mettere in campo, siamo costretti a tornare sui dati pubblicati nel dossier per commentare alcune affermazioni del tutto discutibili pubblicate sui media (quotidiani e internet) e non contenute nel rapporto della nostra associazione.
A proposito dell'inquinamento atmosferico a Taranto o in altre città industriali c'è stato chi ha mistificato i dati del dossier, riportando che qui c'è "l'aria tra le migliori d'Italia", conclusioni che Legambiente non ha mai sostenuto o chi scopre l'acqua calda, mettendo in discussione il dossier con dati che ben conosciamo sulla pericolosità o meno delle polveri sottili. Il rapporto si concentra sulla qualità dell'aria in città e sugli inquinanti emessi prevalentemente da fonti urbane quali il traffico o il riscaldamento domestico, non analizzando nello specifico le sostanze emesse invece dai camini industriali (evidente quindi che Taranto, così come le altre città che ospitano i grandi impianti industriali rappresentano, come riportato anche testualmente nel rapporto, un caso a parte).
In questo caso quindi gli obiettivi del dossier erano altri. Dunque ci lascia molto perplessi che ci si dedichi a strumentalizzare notizie che non esistono mentre non si dedica attenzione e altrettanto spazio sulla stampa ai documenti e alle osservazioni puntuali che Legambiente ha prodotto sull'Ilva e sulle questioni ancora irrisolte, tra cui anche l'adeguamento degli impianti, il problema delle emissioni e l'impatto sanitario delle attività. L'ultima risale a pochi giorni fa, in occasione dell'audizione in Senato riguardo il cosiddetto decreto Ilva, documento che però non è stato ritenuto importante per la stampa, o non così tanto come l'infondata notizia, mai sostenuta da questa associazione (ma che, non nascondo, ci piacerebbe un giorno poter dare) di Taranto città con l'aria più pulita d'Italia.
Del resto quello che pensiamo sull'Ilva e sullo smog che minaccia da decenni pesantemente la salute dei tarantini lo si può rilevare nei nostri numerosi rapporti, nelle manifestazioni organizzate dalla nostra associazione (a partire dalla Mal'aria industriale del gennaio 2009, con migliaia di lenzuola anti smog appese sui balconi dai cittadini del rione Tamburi), nelle denunce presentate in Procura o nelle costituzioni di parte civile in sede processuale, oggi come nel passato. Per Legambiente contano questi fatti.
Redazione Legambiente
di Giorgio Zampetti, responsabile scientifico Legambiente
Con la pubblicazione del dossier Mal'aria 2015, Legambiente ha denunciato a livello nazionale ancora una volta, come fatto puntualmente negli ultimi 25 anni, il problema ancora irrisolto dell'inquinamento atmosferico in Italia. Un tema di cui le cronache parlano poco e su cui si è in grande ritardo con gli interventi e le misure volte alla sua soluzione. Ma piuttosto che discutere di questo, di ragionare e spingere per mettere in pratica le soluzioni da mettere in campo, siamo costretti a tornare sui dati pubblicati nel dossier per commentare alcune affermazioni del tutto discutibili pubblicate sui media (quotidiani e internet) e non contenute nel rapporto della nostra associazione.
A proposito dell'inquinamento atmosferico a Taranto o in altre città industriali c'è stato chi ha mistificato i dati del dossier, riportando che qui c'è "l'aria tra le migliori d'Italia", conclusioni che Legambiente non ha mai sostenuto o chi scopre l'acqua calda, mettendo in discussione il dossier con dati che ben conosciamo sulla pericolosità o meno delle polveri sottili. Il rapporto si concentra sulla qualità dell'aria in città e sugli inquinanti emessi prevalentemente da fonti urbane quali il traffico o il riscaldamento domestico, non analizzando nello specifico le sostanze emesse invece dai camini industriali (evidente quindi che Taranto, così come le altre città che ospitano i grandi impianti industriali rappresentano, come riportato anche testualmente nel rapporto, un caso a parte).
In questo caso quindi gli obiettivi del dossier erano altri. Dunque ci lascia molto perplessi che ci si dedichi a strumentalizzare notizie che non esistono mentre non si dedica attenzione e altrettanto spazio sulla stampa ai documenti e alle osservazioni puntuali che Legambiente ha prodotto sull'Ilva e sulle questioni ancora irrisolte, tra cui anche l'adeguamento degli impianti, il problema delle emissioni e l'impatto sanitario delle attività. L'ultima risale a pochi giorni fa, in occasione dell'audizione in Senato riguardo il cosiddetto decreto Ilva, documento che però non è stato ritenuto importante per la stampa, o non così tanto come l'infondata notizia, mai sostenuta da questa associazione (ma che, non nascondo, ci piacerebbe un giorno poter dare) di Taranto città con l'aria più pulita d'Italia.
Del resto quello che pensiamo sull'Ilva e sullo smog che minaccia da decenni pesantemente la salute dei tarantini lo si può rilevare nei nostri numerosi rapporti, nelle manifestazioni organizzate dalla nostra associazione (a partire dalla Mal'aria industriale del gennaio 2009, con migliaia di lenzuola anti smog appese sui balconi dai cittadini del rione Tamburi), nelle denunce presentate in Procura o nelle costituzioni di parte civile in sede processuale, oggi come nel passato. Per Legambiente contano questi fatti.