Comunicato stampa Roma, 19 dicembre 2014
Grazie
all’azione ambientalista cresce la rivolta degli enti locali
SEI REGIONI SI SCHIERANO CONTRO LO SBLOCCA ITALIA
CROCETTA E PITTELLA ASSEDIATI DA SINDACI E CITTADINI
Oggi primi cittadini con la fascia tricolore sotto palazzo
D’Orleans a Palermo
Cresce l’opposizione delle Regioni e dei sindaci all’art. 38
del decreto Sblocca Italia che sceglie oggi le trivelle per fare cassa a spese
dell’ambiente, ipotecando lo sviluppo del turismo e della pesca sostenibile del
Belpaese. Sono già 6 le Regioni che hanno deciso di impugnare di fronte alla Corte
Costituzionale entro il 10 gennaio la legge 166/2014 di conversione del
decreto 133/2014 Bidona Italia, grazie all’azione promossa congiuntamente dagli
ambientalisti di FAI, Greenpeace,
Legambiente, Marevivo e Touring Club Italiano e WWF: hanno già risposto positivamente Abruzzo,
Campania, Lombardia, Marche, Puglia e Veneto.
In quest’ultima regione il Presidente del Veneto,
Luca Zaia, ha già dato incarico a due professionisti di formalizzare alla
Consulta l’impugnazione di una serie di punti del Decreto Sblocca Italia, fra
cui anche l’articolo 38. Questo e altri argomenti saranno portati il 23 dicembre
prossimo all’approvazione della Giunta Regionale.
Come
sostenuto e richiesto dalle associazioni ambientaliste, le Regioni stanno
decidendo di contrastare la forzatura
dirigistica, voluta dal Ministero
dello Sviluppo Economico, e contraria al Titolo V della Costituzione, che
bypassa l’intesa con le Regioni e
stabilisce corsie preferenziali e poco trasparenti per le valutazioni
ambientali e per il rilascio di concessione uniche di ricerca e
coltivazione di idrocarburi.
In Sicilia e in Basilicata monta la protesta delle
popolazioni e dei sindaci che si stanno
mobilitando e chiedono, con gli
ambientalisti, ai governatori Crocetta e Pittella di non svendere il futuro del
proprio territorio (in Sicilia nel mirino c’è il Canale di Sicilia e le
aree a terra, soprattutto in provincia di Ragusa, e in Basilicata verrebbe
ridotto “a schiavitù petrolifera” oltre la metà del territorio regionale) per una manciata di denari, che non valgono
il rischio petrolio, come ha dimostrato
il disastro ambientale del Golfo del Messico provocato dall’incidente alla
piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel giugno 2010 e il gravissimo
incidente ad una condotta petrolifera nel Sinai israeliano ai primi di dicembre
del 2014.
Bisogna
ricordare che mentre le attività petrolifere italiane varrebbero, secondo stime di
Assomineraria, lo 0,5 per cento del
Prodotto Interno Lordo, l’Italia, secondo il rapporto “World Travel &
Tourism Council”, ha ricavato nel 2013 dalle attività turistiche (compreso l’indotto) il 10,3 del proprio PIL.
Proprio
in difesa dei valori naturalistici e del paesaggio della Sicilia in nome di un progetto di sviluppo diverso che
favorisca “le fiorenti attività legate al turismo e alla pesca” oggi venerdì
19 dicembre a Palermo, a partire dalle 15.30m, ANCI Sicilia, sindaci
siciliani, ambientalisti e comitati, daranno vita ad un sit in sotto il
Palazzo D’Orleans, sede della Regione Siciliana. “Il territorio sta
chiedendo a gran voce al Governatore Rosario
Crocetta, di impugnare l’art. 38
in difesa della Sicilia, invece di puntare
sull’elemosina delle royalties” dichiarano le associazioni ambientaliste. Il
presidente di ANCI Sicilia Leoluca
Orlando nei giorni scorsi convocando l’iniziativa ha ricordato tra l’altro
che nel Canale di Sicilia, preso di mira
dai petrolieri, “ le aree in cui si
intende posizionare le trivelle” sono estremamente fragili data la presenza
“di sistemi vulcanici sommersi tutt’ora
attivi”.
Anche in Basilicata la protesta continua
con in testa i sindaci, a cominciare quelli della Val D’Agri (da dove si ricava
il 70% del petrolio estratto in Italia), e, grazie ad un fronte ampio di cittadini, associazioni e studenti, la protesta è arrivata in Regione,
con l’approvazione il 4 dicembre di una risoluzione del Consiglio
regionale che chiede al Governatore Pittella l’impugnazione
delle disposizioni dell’art. 38 che umiliano i poteri regionali, ma solo dopo che si sia tentata una
mediazione con il Governo per superare con una norma correttiva nella Legge
di Stabilità 2015 o nell’atteso decreto “Milleproroghe”. Per gli ambientalisti c’è il
forte rischio che questo modo di procedere possa dare adito ad una manovra
dilatoria per poi non decidere nulla, vista la scadenza ravvicinata del 10
gennaio per l’impugnazione della legge di fronte alla Corte Costituzionale. Continua
anche la mobilitazione #Sbloccafuturo #Bloccaildecreto delle associazioni ambientaliste in
collaborazione con la Rete degli studenti medi e la raccolta delle firme, a cui hanno già aderito migliaia di cittadini lucani, per chiedere al Governatore Pittella di impugnare
l’articolo 38 senza ulteriori indugi.
Gli ambientalisti ricordano che le disposizione dell’art. 38 del decreto legge n. 133/201
ora convertito nella legge n. 166/2014: 1) consentono di
applicare le procedure semplificate e
accelerate sulle infrastrutture strategiche ad una intera categoria di
interventi, senza che vengano
individuate le priorità e senza che venga chiarito se il “piano delle aree”,
come previsto dalle leggi vigenti, si applichi la Valutazione Ambientale
Strategica; 2) trasferiscono
d’autorità nel marzo 2015 le procedure di VIA sulle attività a terra dalle
Regioni al Ministero dell’Ambiente; 3) compiono
una forzatura rispetto alle competenze concorrenti tra Stato e Regioni, cui
al vigente Titolo V della Costituzione,
non prevedendo che sono necessarie “intese forti” con le Regioni; 4) prevedono una concessione unica per ricerca
e coltivazione, in contrasto con la distinzione comunitaria tra le
autorizzazioni per prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi; 5) trasformano forzosamente gli studi del
Ministero dell’Ambiente sul rischio subsidenza in Alto Adriatico, derivante
dalle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, in “progetti
sperimentali di coltivazione”; 6) costituiscono
una distorsione rispetto alla tutela estesa dell’ambiente e della biodiversità,
rispetto a quanto disposto dalla Direttiva Offshore 2013/30/UE e dalla nuova
Direttiva 2014/52/UE sulla Valutazione di Impatto Ambientale.
Uffici stampa:
Greenpeace: 06.68136061 int. 203 - 123
Legambiente: 06.86268399
Wwf: 06.84497213