sabato 17 ottobre 2015

TRIVELLE nel MAR JONIO

Autorizzazioni Shell nello Ionio
 
Potenza, 16 ottobre 2015                                                                                                                                                                    Comunicato stampa


Autorizzazioni Shell nello Ionio
Legambiente Basilicata: “Ora più che mai il governo regionale chieda una moratoria che blocchi qualsiasi autorizzazione, come in mare così in terra”

“E’ necessaria ora più che mai una decisa e ferma posizione da parte del governo regionale per fermare le trivelle, come in mare così in terra, riprendendo lo slogan che lanciammo a luglio quando protestammo contro le perforazioni nello Ionio. Tutto il territorio regionale merita la stessa attenzione e tutela, segnali che non sono ancora mai arrivati”.
E’ il commento della Legambiente Basilicata sulle autorizzazioni alla Shell ad effettuare ricerche di idrocarburi nel Mar Jonio. Il messaggio che hanno lanciato i delegati dei 10 consigli regionali al Governo Renzi, compreso quello lucano, depositando in Cassazione sei quesiti referendari contro le trivellazioni previste dagli articoli dello Sblocca Italia, è forte e chiaro: il Paese non ha bisogno di inutili e dannose trivellazioni serve piuttosto urgentemente una diversa strategia energetica che liberi il Paese dalle fonti fossili e garantisca la qualità del territorio ed il benessere della popolazione, non gli interessi dei petrolieri.
E’ quindi fondamentale che le amministrazioni si impegnino per chiedere fin da subito una moratoria che blocchi qualsiasi autorizzazione relativa alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi. Le conseguenze dello Sblocca Italia sarebbero dunque appena cominciate, consentendo di fare a terra quello che sta valendo per il mare, ovvero togliere ruolo e potere vincolante agli enti locali.
Legambiente ricorda che le riserve certe di petrolio presenti sotto i mari italiani sono assolutamente insufficienti a dare un contributo energetico rilevante al nostro Paese e che a fronte di questi quantitativi irrisori di greggio - che basterebbero a soddisfare il fabbisogno energetico italiano per appena 8 settimane - si stanno ipotecando circa 130mila kmq di aree marine mettendo a rischio settori economici importanti come il tursimo e la pesca.  Per l’associazione ambientalista la vera politica energetica da seguire è quella delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, non quella delle fonti fossili che tra l’altro sono tra le cause dei cambiamenti climatici.
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