giovedì 16 luglio 2015

DIARIO di bordo della GOLETTA VERDE











Policoro,16 luglio 2015                       

Come in mare così in terra

Ieri eravamo a Policoro (Mt) per partecipare alla manifestazione indetta dal sindaco della città insieme ai Governatori di Puglia e Calabria contro le trivellazioni nello Ionio. Abbiamo voluto esserci per ribadire il nostro fermo impegno contro il folle assalto delle compagnie petrolifere nei mari italiani, rilanciando l'appello #StopSeaDrilling che portiamo avanti dalla Croazia e la nostra petizione contro l'uso dell'airgun per la ricerca di petrolio e gas che in poco più di una settimana ha raggiunto circa 40mila adesioni.
Ma abbiamo voluto esserci anche per mettere in evidenza le contraddizioni delle posizioni del governatore lucano Pittella.

Al 31 marzo 2015, infatti, in Basilicata sono presenti 10 permessi di ricerca per un totale di 1.357,61 chilometri quadrati e 26 Comuni interessati. Le istanze di permesso di ricerca sono invece 18. In totale sono 93 i Comuni della Basilicata interessati, tra permessi di ricerca e istanze di permesso interessando un territorio complessivo di 2.685,81 chilometri quadratiDi questi, ben 33 ricadono in Area Parco e 7 nel territorio dell’istituendo Parco Regionale del Vulture.
Dati, questi, che dimostrano ancora una volta la stolta sudditanza della regione al Dio petrolio e che non fanno intravedere alcun tipo di sviluppo alternativo per la Basilicata. Le trivellazioni nelle Ionio vanno impedite, e su questo non ci piove. Oltre 122mila chilometri quadrati, corrispondenti all’estensione di tutta Inghilterra, potranno essere sottoposte ad attività di prospezione e ricerca attraverso indagini sismiche (airgun) grazie agli 11 recenti decreti per il nulla osta ambientale che riguardano tredici aree marine tra Adriatico, Ionio e Canale di Sicilia, portando così a 52 le istanze di permesso di ricerca e le istanze di prospezione presentate dalle diverse compagnie petrolifere nei nostri mari con accertati danni all’ambiente e alle attività di pesca.
Ma gli stessi danni economici e ambientali si sono abbattuti da decenni sulla Basilicata a causa della folle corsa all’oro nero. Non ci sono dati sull’occupazione che tengano. E’ inaccettabile immaginare ulteriori compromessi che mettano a rischio le preziose risorse idriche, naturali, economiche e storiche che il nostro territorio racchiude. Un patrimonio culturale, di biodiversità, produzioni tipiche e offerta turistica che va senza ombra di dubbio dalla costa ionica alle Dolomiti Lucane, ai paesaggi della Val d’Agri, ai piccoli borghi. Sono in discussione il futuro di intere aree territoriali della Basilicata e lo stesso concetto di sviluppo che non può continuare ad essere imperniato sullo sfruttamento delle risorse petrolifere e del territorio ma sulla tutela dell’ambiente come elemento assolutamente imprescindibile.
Il petrolio era ed è una risorsa finita, in mare come in terra ferma. Invitiamo per questo il  governatore Pittella ancora una volta a cambiare rotta: per i nostri mari, per la nostra terra.