martedì 18 novembre 2014

OLEODOTTO di PISTICCI

Incidente all’oleodotto di Pisticci
Legambiente Basilicata: “La versione dell’Eni non convince. Ennesima dimostrazione della pericolosità delle estrazioni. Né compagnie né istituzioni in grado di tutelare l’ambiente”.
“Non crediamo alla versione raccontata dall’Eni sull’incidente”. E’ questo il commento della Legambiente Basilicata alle spiegazioni dell’Eni sull’incidente alla condotta dell’oleodotto Monte Alpi che collega Viggiano con la raffineria di Taranto in zona Spezzacatene, nel Comune di Pisticci (Mt) e che si è verificato lo scorso venerdì 14 novembre.
Il foro trovato, che si trova a circa 2,50 cm di profondità, secondo la compagnia sarebbe stato volutamente provocato da qualcuno che nella notte avrebbe manualmente scavato fino a trovare il tubo per poi praticare un foro di 8mm dopo aver rimosso parte della camicia.
Uno scenario alquanto improbabile secondo l’associazione ambientalista, tra i primi ad accorrere sul posto grazie alla presenza deiCircoli di Matera e Pisticci, allertati da un agricoltore che, mentre stava lavorando sul terreno adiacente a quello in cui si è verificato l’incidente, ha avvertito il forte odore di idrocarburi proveniente dalla perdita. Sembrano dunque altresì assurde, alla luce di ciò, anche le affermazioni di Eni rispetto all’allarme lanciato dagli operai dipendenti della compagnia durante ispezioni di routine dell’impianto, come anche riportato dal verbale dell’Arpab, arrivata però sul posto solo due giorni dopo l’incidente, ovvero domenica 16 novembre, e solo in seguito alle sollecitazioni degli stessi Circoli della Legambiente di Matera e Pisticci.
Tutto questo dimostra ancora una volta che l’Eni pensa di operare in un regime di extraterritorialità, sempre refrattario ai controlli e geneticamente non predisposto ad ammettere che non tutto “gira” come vorrebbero far credere.
Incidenti del genere, uniti a quelli sempre più frequenti al Centro oli di Viggiano, dimostrano quanto la filiera del petrolio (estrazioni, trattamento, trasporto...) che da Viggiano attraversa tutta la regione fino allo Ionio, stia mettendo a forte rischio l'ambiente e la salute delle persone.
L’episodio conferma la necessità di disporre di un autonomo e credibile sistema di controllo e verifica delle attività Eni, che mostra ancora una volta tutti i suoi limiti e le sue carenze. In queste condizioni continuare ad insistere su aumenti delle produzioni al centro oli e su nuove estrazioni in altre aree della Basilicata appare sempre più come il vero attentato all’ambiente e alla salute dei lucani.
Anche per questi motivi invitiamo con ancora più forza tutto il popolo lucano a sottoscrivere la petizione promossa con WWF, Greenpeace e Rete degli studenti medi per chiedere al Presidente regionale Marcello Pittella di impugnare l’art.38 dello Sblocca Italia (è possibile firmare la petizione cartacea presso la sede della Legambiente Basilicata, a Potenza in viale Firenze 60/C o scaricando gli appositi moduli dal sito www.legambeintebasilicata.it o la petizione on line al linkhttp://mobilitiamoci.legambiente.it/bloccaildecreto ).