sabato 1 novembre 2014

In risposta al presidente Pittella #sbloccaitalia

SBLOCCA ITALIA AFFOSSA BASILICATA
PITTELLA FA IL POMPIERE E SOGNA LA SVOLTA EPOCALE PER LA BASILICATA CON UN PUGNO DI EURO IN MANO
MENTRE LE ALTRE REGIONI PROPONGONO IL RICORSO ALLA CORTE COSTITUZIONALE
IL NEW DEAL LUCANO IN SALSA PETROLIFERA
 
Non è tardata ad arrivare la risposta del presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella rispetto alle nostre considerazioni su Sblocca Italia e articolo 38.
Avremmo nettamente preferito che il governatore regionale, accogliendo il nostro invito ad essere presente all’incontro di lunedì 27 ottobre nell’ambito delle iniziative nazionali contro il disegno di legge promosso da Legambiente, WWF Italia e Greenpeace, avesse spiegato in quell’occasione non solo ai sindaci ma a tutta la società civile lucana, ambientalisti, senatori e onorevoli lucani di maggioranza e opposizione, che grazie allo Sblocca Italia la Basilicata “è alla vigilia di una scelta epocale e che la Basilicata può davvero cambiare proprio ripartendo dalla tutela della salute e dalla salvaguardia dell’ambiente”.
Proprio dall’incontro di lunedì era partita la richiesta alla politica regionale di dare risposte chiare e Pittella la sua franca risposta l’ha rivelata con questa lettera ai Sindaci, magnificando lo Sblocca Italia, contro cui tuonava solo pochi giorni fa e manifestando il suo favore a trasformare la Basilicata in un unico enorme ed indifferenziato campo di produzione petrolifera.
Anche l’effetto dell’art. 38 del decreto legge n. 133/2014 che sancisce l’esclusione degli enti locali da ogni processo decisionale in tema di estrazioni petrolifere e, soprattutto, comporta la marginalizzazione delle stesse Regioni - considerate alla stregua di tutte le amministrazioni che concorrono al processo decisionale, senza che vengano rispettate le loro competenze di cui al Titolo V della Costituzione e che oggi presuppongono la necessità di intese forti nel rispetto del principio di leale collaborazione richiamato dalla Carta - non preoccupa minimamente il presidente Pittella che auspica, invece, un aumento delle estrazioni per poter beneficiare della quota di Ires che si aggiungerà alle attuali royalties ma solo per ulteriori estrazioni rispetto a quelle già autorizzate.
E così proprio mentre in questi giorni tanti Sindaci lucani stanno chiedendo al presidente Pittella di difendere il territorio lucano dall’aggressione delle compagnie petrolifere, ricorrendo alla Corte Costituzionale – all’incontro ci è stato ricordato come il Consiglio Regionale di Basilicata si sia già espresso in tal senso - e la Regione Puglia dichiara ufficialmente il suo ricorso alla Corte, Pittella scrive ai Sindaci per “fornire alle nostre comunità la giusta informazione che, purtroppo, rischia di essere appannata da una strumentale polemica politica tendente, da un lato, a mettere in ombra gli importanti risultati sin qui conseguiti, accentuando, dall’altro, un presunto “catastrofismo” ambientale non giustificabile in un Paese di diritto”.
Aspettiamo presto il Presidente all’incontro pubblico che annuncia e siamo curiosi di vedere come spiegherà ai lucani quante nuove perforazioni ci saranno in Basilicata e come avverrà il totale depauperamento dei poteri delle Regioni a effettuare azioni di controllo in cambio della “possibilità di utilizzare parte delle risorse rivenienti dalle royalties petrolifere al di fuori dei limiti imposti dal patto di stabilità interno” insieme “alla trasformazione della card benzina in card sociale”.
Dopo tanti anni in cui siamo stati accontentati con un piatto di lenticchie ora finalmente le potremmo accompagnare con dei crostini di pane gentilmente offerti dalla ditta Renzi-Eni: è questa la vera svolta epocale per la Basilicata.
Svendiamo la Basilicata al peggior offerente senza alcuna reale garanzia di ripercussioni sul territorio in termini di ricchezza e sviluppo: 20 anni di storia petrolifera in Val D’Agri sono lì a dimostrarcelo.
Del resto quale tipo di sviluppo può mai nascere dalla decisione di accontentarsi della card sociale e di poter spendere i soldi delle royalties fuori dal patto di stabilità? Senza una strategia e senza obiettivi di lungo termine.
È quindi naturale che con questi pochi e fragilissimi argomenti fra le mani Pittella attacchi chi sta provando a fare una battaglia di democrazia, di civiltà e di progresso cercando di difendere un’intera regione dalla compromissione ambientale accusandolo di “catastrofismo ambientale”.
Legambiente e WWF però porteranno avanti le loro azioni contro lo Sblocca Italia con la consapevolezza di fare una battaglia condivisa dalla stragrande maggioranza dei lucani che saranno quelli che subiranno i maggiori impatti delle attività petrolifere che con l’approvazione dello Sblocca Italia avranno un facile, semplice e veloce iter autorizzativo, considerando che oltre la Val d'Agri la Basilicata è interessata, in terra ferma, da 18 istanze di nuovi permessi di ricerca, 11 permessi di ricerca e 20 concessioni di coltivazione di idrocarburi che potranno interessare una vasta parte del territorio regionale, a cui bisogna aggiungere le istanze nel mare Ionio. L'applicazione dell'art.38 insomma potrebbe, in base ad un presunto interesse nazionale, condannare la Basilicata a diventare un hub energetico destinato alla produzione di petrolio a danno di ogni altra ipotesi di sviluppo, con tutti i problemi ambientali che ne conseguirebbero.
Caro presidente Pittella forse non si è accorto che i lucani ormai rifiutano rassicuranti paternalismi, ma vogliono sempre più risposte credibili e concrete da chi li governa; vogliono cioè fattibili Programmi di sviluppo, chiaramente disegnati sul territorio (Piani), che ne valorizzino le risorse e non le abbandonino a più o meno sofisticati processi di sfruttamento, addolciti da qualche "bonus" gentilmente concesso.
Queste risposte purtroppo non ci sono, non emergono. La Regione Basilicata, "regione senza piani", è da molti, troppi anni muta ed inerte: nessun Piano Paesaggistico Regionale, cornice delle "tutele" che dovrebbero salvaguardarne le risorse paesaggistico-ambientali; nessun Quadro Strategico Regionale, cornice del disegno di sviluppo e sopravvivenza della Regione, come entità-identità geografica, istituzionale, sociale; un piano energetico regionale oramai vecchio e inadeguato alla realtà che si è andata delineando negli ultimi anni. In sintesi, nessuna "visione del futuro", che non sia la rincorsa alle emergenze, di tutti i tipi.
È su questo Presidente che la vorremmo fortemente impegnata per farci vedere nell’azione politica quotidiana la rivoluzione tanto declamata quanto poco praticata, trovando la forza di resistere al ricatto romano. Oppure come sospettavamo e raccontavamo da tempo non si aspettava altro che l’ordine dal Governo a cui, per senso di responsabilità, proprio non si può dire di no!
Dopo aver fatto di tutto per difendere l’ambiente e la salute dei nostri concittadini, naturalmente.