lunedì 14 luglio 2014

Petrolio, dichiarazioni Renzi Corriere della Sera

La risposta di Legambiente Basilicata: “Il no al petrolio non è solo una fissa degli ambientalisti ma la condizione necessaria per avviare anche nel nostro Paese una vera rivoluzione energetica”
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Il no al petrolio non è solo una fissa degli ambientalisti, come sostiene il presidente Renzi, ma la condizione necessaria per avviare anche nel nostro Paese una rivoluzione energetica, garantendo uno sviluppo futuro, anche sul piano economico, sicuramente molto più sostenibile e duraturo”.
E’ la risposta di Legambiente Basilicata alle dichiarazioni del presidente del Consiglio Renzi apparse in un’intervista domenica sul Corriere delle Sera. Sul petrolio il presidente ha affermato la sua volontà di raddoppiare la produzione di petrolio in Italia (che dovrà avvenire quasi tutta in Basilicata) affermando che questo darà lavoro a 40 mila persone.
È stupefacente la superficialità con cui il Presidente del Consiglio passa sui territori e sulle persone, con l’incanto magico dei posti di lavoro, addirittura 40.000!
Peccato che fra 3 giorni l’Eni in Basilicata presenterà in pompa magna il suo “local report 2013” in cui dichiara, secondo noi sempre in maniera un po’ “ottimistica”, 348 occupati diretti nel distretto meridionale e 2.533 occupati indiretti.
Se fosse vero, ma non lo è, che il raddoppio della produzione porterà un raddoppio degli occupati ecco che al più avremo poco più di 2.500 nuovi occupati.
Se i conti si fanno così i problemi del lavoro in Italia il governo li risolverà in qualche settimana.
Investire oggi in efficienza energetica e fonti rinnovabili porterebbe nei prossimi anni i nuovi occupati a 250 mila unità, molto ma molto di più, dei nuovi addetti diretti ed indiretti dell’industria petrolifera italiana.
Altro che petrolio, se veramente vuole rompere con il passato e giocare un ruolo strategico nel dibattito energetico internazionale, Renzi deve portare ben altri dati nel dibattito internazionale: 2629 Comuni autonomi rispetto ai consumi elettrici e 79 rispetto a quelli termici delle famiglie. Oltre 700 mila impianti che producono energia da fonti rinnovabili che hanno garantito il 32,9 % dei consumi elettrici e il 15% di quelli complessivi. Non dimentichiamo, inoltre, che il nostro Paese è riuscito ad essere totalmente autonomo dalle fonti fossili per due ore lo scorso 16 giugno.
Queste sono le eccellenze del nostro Paese che dobbiamo portare con orgoglio e convinzione nel dibattito internazionale sulle strategie energetiche. Sui tavoli europei se vuole fare colpo parli di rinnovabili ed efficienza energetica e non spiegando che in Italia riusciremo con una operazione magica a produrre in più lo 0,5 % del petrolio consumato nella UE in un anno.
Continuare a rilanciare l’estrazione di idrocarburi è solo il risultato di una strategia insensata che non garantisce nessun futuro energetico per il nostro Paese.
L'Italia non ha bisogno di maggiori quantità di idrocarburi da utilizzare, ma di spendere meno per la sua energia, aumentando l’efficienza e il ricorso alle fonti realmente convenienti che sono quelle rinnovabili, che il Governo Renzi però rischia di mettere in ginocchio con le misure punitive dello “spalmaincentivi'”.