giovedì 31 gennaio 2013

Aspettando la CONFERENZA NAZIONALE.........





In data 15 febbraio 2013, alle ore 18.00, nella sala consiliare di Policoro, si terrà
"La Conferenza Nazionale sulle trivellazioni nel Mar Ionio", patrocinata dal Comune di Policoro.
Saranno presenti i responsabili nazionali di Legambiente, tra cui il vice-presidente, Stefano Ciafani, nonchè relatore nella CONFERENZA delle REGIONI Adriatiche e IONICHE tenutasi a Venezia e il giornalista di AMBIENTE ITALIA, Igor Staglianò.
Inoltre, interverranno personalità del mondo energetico nazionale, rappresentanti delle istituzioni della Basilicata, Calabria e Puglia.
In seguito pubblicheremo il manifesto d'invito.
Nel frattempo vi passiamo alcune informazioni.

Nel 2011 in Italia sono stati estratti 5,3 milioni di tonnellate di petrolio, di cui 640mila tonnellate dai fondali marini. Questi numeri sembrerebbero destinati ad aumentare.
La bozza di Strategia energetica nazionale, fortunatamente non approvata, prevedeva un nuovo impulso alla ricerca e l’estrazione di idrocarburi in Italia, con un obiettivo di crescita dal 7 al 14% del fabbisogno energetico nazionale.
Nel frattempo sono ripartiti gli iter autorizzativi per le trivellazioni a mare grazie al ministro dello sviluppo economico Corrado Passera che con uno dei decreti approvati nel 2012 ha riattivato le procedure per le estrazioni petrolifere fermate grazie ad una legge del 2010 approvata dopo il gravissimo incidente alla piattaforma della BP nel Golfo del Messico. Grazie a questa modifica normativa rischiamo la realizzazione di almeno 70 piattaforme di estrazione di petrolio (che si sommerebbero alle 9 già attive nel mare italiano tra Adriatico e Canale di Sicilia) per un totale di 29.700 kmq.
Una scelta assolutamente insensata, secondo Legambiente, anche perché le ultime stime del ministero dello Sviluppo economico stimano nei nostri fondali marini la presenza di 10,3 milioni di tonnellate di petrolio di riserve certe, che stando ai consumi attuali, coprirebbero il fabbisogno nazionale per sole 7 settimane. Non solo: anche attingendo al petrolio presente nel sottosuolo, concentrato soprattutto in Basilicata, il totale delle riserve certe nel Paese verrebbe consumato in appena 13 mesi. Il settore, insomma, è destinato a esaurirsi in pochi anni.

Per contrastare questo ritorno al passato energetico serve il protagonismo dei territori e delle istituzioni locali.
È per questo che Legambiente ha deciso di organizzare per venerdì 15 febbraio a Policoro una conferenza nazionale sul tema dal titolo "Uscire dal petrolio".










 

domenica 13 gennaio 2013

DOSSIER : PETROLIO VAL D'AGRI



CLICCA!

http://www.legambientebasilicata.it/public//dossier%20petrolio.pdf

azioni correlate:
Bloccare le trivelle nel Mar Jonio
Legambiente invita la Regione Basilicata a fare fronte unico contro nuove trivelle in Mare con le regioni Veneto, Puglia, Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo e Marche
 
I nostri mari e le nostre coste sono continuamente minacciati dalle prospezioni e dalle trivelle per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi. Una condizione che si andrà aggravando se non si cancellerà al più presto l’articolo 35 del decreto “Cresci Italia” (d.l. 83/2012), che potrebbe dare il via libera ad almeno 70 piattaforme di estrazione di petrolio le quali, sommate alle 9 già attive nel mare italiano, darà un totale di 29.700 kmq di superficie marina sfruttata.
A richiedere l’abrogazione dell’articolo voluto dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, non sono solamente le maggiori associazioni ambientaliste – Legambiente, Greenpeace, WWF – ma anche gran parte delle regioni affacciate sul mare Adriatico.
Lo scorso 9 novembre, infatti, si è costituito a Venezia un tavolo permanente di confronto tra Regioni e Paesi delle due sponde per definire principi e regole comuni per uno sviluppo sostenibile e per creare una regìa unica e condivisa che determini i criteri per l’autorizzazione di estrazioni di idrocarburi in mare. Riuniti nella laguna veneta, i Consigli regionali di Veneto, Puglia, Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo e Marche, si sono fatti promotori della richiesta di abrogazione – tramite referendum popolare – dell’articolo 35. Tali regioni adriatiche sono riuscite anche a coinvolgere i governi della sponda balcanica: sia il Montenegro che la Slovenia hanno partecipato al tavolo assicurando la propria adesione.
In Italia quindi cresce il protagonismo dei territori e delle istituzioni locali contro l’arrivo di nuove piattaforme petrolifere in mare. È ormai evidente la necessità che il nostro Paese si affranchi definitivamente dal petrolio e dalle fonti fossili, come auspicato da tanti anni da Legambiente, per arrivare a un sistema energetico basato su risparmio, efficienza e produzione di energia da fonti rinnovabili.
La Regione Basilicata, che non ha partecipato all’incontro di Novembre, ha gli stessi problemi delle regioni adriatiche con le ipotesi di trivellazioni nel Mar Jonio che le amministrazioni locali e le popolazioni ormai rifiutano in maniera netta.
Legambiente con una lettera inviata al Presidente della Regione, al presidente del Consiglio Regionale e agli assessori all’Ambiente ed alle Attività produttive invita pertanto la Regione a fare fronte comune con le altre regioni italiane che già si sono prontamente schierate contro le ipotesi di perforazione a mare per concordare le migliori e più incisive forme per impedire questo ulteriore scempio nei nostri mari.
Se non si bloccano per tempo tutti i procedimenti autorizzatori per la prospezione, ricerca ed estrazione di petrolio che erano stati bloccati dal decreto 128/2010 approvato dopo l’incidente alla piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, il mare italiano potrebbe ritrovarsi con 70 nuove piattaforme di estrazione di petrolio, che si sommerebbero alle 9 già attive per un totale di 29.700 kmq di mare.
Nel 2011 in Italia sono stati estratti 5,3 milioni di tonnellate di petrolio, di cui 640mila tonnellate dai fondali marini dalle nove piattaforme marine di estrazione petrolifera attive. L’Adriatico, in particolare quello centro meridionale, è tra i mari più a rischio. Attualmente, infatti, circa la metà del petrolio estratto proviene da qui e i permessi di ricerca già rilasciati sono 7 e si estendono su un area marina di circa 2.768 kmq. Nel prossimo futuro si aggiungeranno le 14 istanze di ricerca presentate, e in approvazione, dalle società petrolifere. Anche lo Jonio, protetto fino allo scorso anno da ogni attività petrolifera, è interessato oggi da 7 richieste per la ricerca di petrolio per un totale di 3942 kmq, dopo che il recepimento delle direttive europee sulla tutela penale dell’ambiente e sull’inquinamento delle navi a luglio 2011 ha riaperto alle trivelle l’area del Golfo di Taranto.
Per la Basilicata è necessario una forte azione in sinergia fra Regione ed Enti locali per bloccare ogni ipotesi di ulteriore attività estrattiva sul territorio regionale, in particolare in quelle aree a forte vocazione naturale o caratterizzate da attività economiche, come quelle agricole, turistiche, ecc., che sono difficilmente compatibili con la presenza dell’industria estrattiva ed il mar Jonio è sicuramente, fra gli altri, l’ambiente più fragile da preservare e proteggere ad ogni costo.
Allegato: lettera_estrazioneidrocarburi.pdf


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sabato 5 gennaio 2013

Quando l'insegnamento non è un'optional !

 
Il nostro blog vuole evidenziare il lavoro straordinario di questa insegnante a cui noi tutti
facciamo i complimenti: BRAVA.
 Linda Guarino, insegnante di Favignana, si aggiudica il premio “Ambientalista dell’annoLinda Guarino, insegnante di Favignana, si aggiudica il premio ‘Ambientalista dell’anno’
La sfida dell’ambientalista dell’anno  2012 parte da lontano e lascia il segno. Dal cuore delle  Egadi,  a Favignana, arriva l’esempio e la forza di un’insegnante coraggiosa che ha evitato la chiusura della scuola attraverso un progetto innovativo: utilizzare l’informatica per mettere in contatto le classi dell’isola con quelle delle altre città d’Italia. Si chiama Linda Guarino, è docente di inglese presso l’istituto comprensivo “A. Rallo” di Favignana (Tp) e ha vinto il Premio “Luisa Minazzi – Ambientalista dell’anno 2012”, assegnato ogni anno da Legambiente e La Nuova Ecologia.
Con 592 preferenze i lettori de la Nuova Ecologia e i soci di Legambiente hanno scelto come vincitrice, tra gli otto finalisti individuati da una giuria prescelta, la professoressa di Favignana. E il fatto che quest’anno sia un’insegnante a ricevere il premio conferma quanto la cultura e il sapere siano importanti in Italia, nonostante i tagli e le difficoltà che la scuola sta attraversando. “In un mondo che si sviluppa solo grazie alla capacità di creare innovazione in ogni settore – dice la Guarino dalle pagine del mensile di Legambiente - è evidente il ruolo sempre maggiore del capitale cognitivo. La scuola è, ovviamente, centrale in questo processo e l’esperienza di questo riconoscimento mi ha confermato la grande attenzione della nostra comunità,  perché  i  ragazzi,  a  partire  dai  luoghi  di  apprendimento,  diventino  soggetti  attivi,  capaci  di costruire nuove prospettive anche professionali in un contesto sempre maggiore”.
Nata in Basilicata (Valsinni-MT), la neo vincitrice lavora da diversi anni a Favignana dove ha imparato a comprendere la particolarità di questi luoghi e ad affrontare i problemi con il necessario rispetto. La scuola dove insegna rischiava di chiudere a causa dell’alto turn-over degli insegnanti e delle loro frequenti assenze a causa del maltempo. Così per superare il problema, insieme ad altri colleghi, ha ideato un progetto innovativo basatosull’utilizzo  della  nuova  tecnologia  riuscendo  ad  uscire  dall’isolamento  che  minacciava  l’istituto.
L’eccellenza dell’iniziativa è stata riconosciuta anche a livello internazionale.